giusquiamo

da non usare!!!!!!

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  1. -SpiRito-
     
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    Proprietà
    Questa solanacea di origine orientale è facile da trovare su terreni poveri di sostanze nutritive. Riesce a crescere fino a mille metri di quota ed è diffusa in molte parti d'Europa.
    Come altre piante della famiglia, anche il Giusquiamo contiene delle sostanze allucinogene e tossiche. Negli organi di questa particolare specie sono contenuti due alcaloidi che hanno proprietà psicoattive chiamati la scopolamina e la hyoscyamina. Questi due composti provocano delirio, dilatazione delle pupille, allucinazioni e stati alterati di coscienza. E' utile sottolineare che gli estratti del Giusquiamo hanno anche degli intensi effetti calmanti.

    Storia
    E' molto probabile che i druidi ne abbiano fatto uso nei loro riti divinatori ma anche per scopi decisamente meno nobili dato che la pianta è altamente velenosa. Si ritiene che queste persone avessero una conoscenza approfondita delle piante nocive, delle loro parti e delle preparazioni atte ad esaltarne selettivamente i principi tossici. Conoscevano bene la Sardonia, o Ranuncolo tossico (Ranunculus scleratus), i cui fiori e foglie forniscono un potente veleno che agisce sui sistemi respiratorio, circolatorio e digerente provocando spasmi e contrazioni (da cui è derivata l'espressione "risata sardonica"). Strabone fa giungere fino ai giorni nostri la notizia che i guerrieri celtici lo usavano per togliersi la vita evitando così di venire presi vivi dai romani. I semi di Tasso, la Belladonna (Artropa belladonna, da cui si estrae l'atropina), l'Elleboro (Helleborus niger ed Helleborus foetidus, da cui si ricava un principio cardiorilassante e narcotico), lo Stramonio (Datura stramonium, che contiene hyoscyamina, scopolamina e atropina), l'Iperico (gen.Hypericum, eccitante, vulnerario ed antielmintico) e l'Ovulo malefico (Amanita muscaria, contenente muscarina), venivano usati dai druidi con perizia tale da provocare selettivamente gli stati di rilassamento, di delirio, di ipnosi oppure la morte. Si sa che i guerrieri celtici intingevano speso le armi nelle pozioni druidiche che concentravano le sostanze tossiche di varie piante. Nella medicina contemporanea si usano normalmente gli estratti del Giusquiamo per alleviare i sintomi di alcune malattie psichiche. Suscita una certo interesse il fatto che questa pianta, dedicata dai Celti al dio del sole Belenos, fosse consacrata dai romani al suo omologo latino Apollinaris. Curiosamente un uso simbolico del Giusquiamo è arrivato fino ai giorni nostri: in Carnia lo si piantava nelle vicinanze delle stalle per tenere lontane le vipere.

    Utilizzo magico
    Secondo Kaiti, il giusquiamo, pianta magica di Giove, può essere utilizzato nelle operazioni occulte se queste si tengono il giovedi, nelle ore diurne sacre a Giove; in questo caso la pianta porta all'illuminazione, al benessere e alla prosperità. Alcuni curiosi incantesimi sono citati nella farmacopea cinquecentesca: il filtro composto da giusquiamo, da hermodactylus tuberosa e di solfuro di arsenico naturale serve ad uccidere istantaneamente un cane rabbioso; a far esplodere un calice d'argento, se in questi viene versato lo stesso filtro; e infine a catturare le lepri, sempre ché ad esso venga aggiunto il sangue di una giovane lepre, e il tutto venga posto nella pelle stessa della lepre e abbandonato in qualche luogo deserto; a tal punto servirà da richiamo per gli altri animali. Il giusquiamo compare, assieme ad altre erbe e droghe magiche, in un trattato del 1699, opera di Ludovico Maria Sinistrari, un frate francescano che si occupava di demonologia. A proposito dei diversi tipi di demoni, incubi e succubi, egli narra l'episodio occorso ad un diacono, di nome Don Agostino, che viveva a Pavia, e che era particolarmente bersagliato da apparizioni di tipo demoniaco, e che alla fine prese le sembianze del diacono stesso e si recô dal vicario a chiedere acquavite e tabacco, che pare gli piacessero molto: "Il vicario gli diede dell'uno e dell'altra e il diavolo, appena ricevute, scomparve istantaneamente, rendendo edotto il vicario di essere stato in tal modo raggirato dal demonio. La conferma venne dalla bocca del diacono, che sotto giuramento garantI di non essersi mai assolutamente recato, durante quelle giornate, nella celia del vicario. Quest'ultimo mi riferì tutta la vicenda, e dall'insieme mi feci l'idea che quello non era un demonio acqueo come l'incubo che tentava la vergine di cui ho parlato sopra, bensì un demonio igneo o perlomeno aereo, in quanto gradiva i vapori e gli odori, il tabacco e l'acquavite, sostanze calde.
    Questa congettura fu avvalorata dal temperamento del diacono, soprattutto un collerico, tuttavia con sostrato sanguigno. Demoni di quella fatta non si attaccano se non a temperamenti affini, ulteriore conferma della mia opinione che sono esseri corporei. Perciò raccomandai al vicario di prendere qualche erba di natura fredda, come la ninfea, l'epatica, la portulaca, la mandragora, la sempreviva, la piantaggine, il giusquiamo e altre simili, fame un mazzetto e appenderlo alla finestra, un altro poi alla porta della celia, e spargerne anche per la stanza e il letto del frate perseguitato.

    Il diavolo comparve per un'ultima volta, ma rimanendo fuori dalla stanza, senza riuscire ad entrarvi. Interrogato dalla sua vittima perché non ardisse entrare come al solito, rovesciò una caterva d'insulti contro la mia persona, consigliere di quegli espedienti, poi scomparve, ne' mai più è tornato". Infine, una nota letteraria: William Shakespeare, nell'Amleto, racconta l'uso del giusquiamo come veleno: "Mentre nell'ore meridiane riposavo come di consueto in giardino, tuo zio si avvicinò furtivo a me che dormivo senza sospetto, e da una fiala mi versò dentro l'orecchio l'essenza mortifera del giusquiamo: tanto funesta alle vene dell'uomo che, scorrendo rapida come argento vivo per i meandri del corpo, con effetto fulmineo fa rapprendere e cagliare, a modo di un acido nel latte, il sangue fluido e sano".





     
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12 replies since 17/6/2009, 09:05   1219 views
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